Nell'itinerario turistico e archeologico di Minori non può mancare
la visita ai grandiosi resti della Villa Romana, risalente al
primo secolo d.C., della quale si conserva il pianterreno. Fu
scoperta nella primavera del 1932 dal muratore Luigi D'Amato,
mentre eseguiva dei lavori nella proprietà del Sig. Alfonso Sammarco.
Era accaduto, infatti, che durante i lavori, all'improvviso, si
era aperta una grossa buca nel pavimento dando la possibilità
di intravedere come, al di sotto, vi fosse un vuoto di apprezzabili
dimensioni da dover immediatamente controllare. In seguito all'alluvione
del 26 ottobre 1954 la villa fu sepolta nuovamente, e solo successivamente
fu messa in luce nella sua possibile interezza.
Fu costruita per volontà di patrizi campani, se non romani, di
cui però null'altro si sa di certo che il loro gusto di classe.
Si può considerare come una sorta di "casa vacanza" di qualche
potente patrizio dell'epoca, molto ben introdotto nella corte
imperiale. Aperta anche agli ospiti in tutti i mesi dell'anno,
questa villa - come il Palazzo a mare di Augusto a Capri - sorse
marittima e originariamente doveva specchiarsi nel Tirreno e liberamente
mostrarsi ai naviganti.
Della destinazione dei diversi ambienti della villa poco può
dirsi, in quanto la suppellettile ci è pervenuta in pochissimi
esemplari: la loro assenza e, soprattutto, la mancanza di lastre
di marmo asportate, lascia intendere che altri, prima del ritrovamento
ufficiale, scoprirono questo tesoro di inestimabile valore storico
e artistico, e, dopo averlo derubato, lo sepolsero nuovamente
in un freddo silenzio.
Molto probabilmente la Villa non ebbe una lunga vita: si ritiene
che molta probabilmente fu fatta costruire alla fine dell'età
repubblicana mentre il suo primo declino si fa coincidere con
l'inizio dell'età imperiale.
Strutturalmente la Villa è circondata da un vasto cortile su
un'area di 2500 metri quadri. Era costituita da due piani comunicanti
tramite una scala, parzialmente conservata, di 29 scalini, che
andava allargandosi progressivamente verso la base.
Originariamente vi era al centro una piscina circondata da un
portico su tre lati nel quale è visibile lo stupendo impianto
idraulico. Sul quarto lato si affacciava un "ninfeo", salone riccamente
ornato di affreschi sulle pareti e stucchi a rilievo nella volta
a botte.
Di notevole interesse, tecnico oltre che storico, è anche l'impianto
termale strettamente connesso a quello idraulico: una tale ricerca
di soluzioni tecniche lascia intuire il grande interesse che i
Romani, a partire dal I° secolo in poi, nutrirono per quello che
per loro era un'attività altamente civile sociale, quale quella
delle "thermae".
In corrispondenza del piano superiore vi era una terrazza ove
è stato riportato alla luce un ambiente con "suspensurae", colonnine
di mattoni su cui poggiava il pavimento di ambienti termali riscaldati
per la diffusione, nell'intercapedine venutasi così a creare,
dei vapori necessari al riscaldamento.
Di notevole interesse è anche un "antiquarium" che accoglieva
le pitture delle altre ville, un "larario" da Scafati, un cippo
funerario a rilevo da Angri e un altro da Nocera, oltre ad anfore,
statue, frammenti architettonici e molto altro ancora.
Infine, segnalato che i lavori eseguiti in seguito all'alluvione
per regolare il corso del Reginnolo hanno portato alla luce altre
due ville, non visitabili, delle quali una quasi distrutta e l'altra
con ambienti ancora ben conservati.